Lo Status Quo
Hai ricevuto un'eredità familiare, composta per il 75% di obbligazioni
e 25% di azioni. Vai da un consulente finanziario che ti prospetta due possibilità:
1. mantenere tutto così come è
2. invertire le percentuali di composizione del portafoglio.
Cosa scegli?
Adesso immagina lo stesso scenario ma con le percentuali iniziali invertite:
la tua eredità è ora composta per il 25% di obbligazioni e per il 75% di azioni.
Puoi mantenere tutto così come è oppure invertire la composizione del portafoglio.
Cosa scegli?
In entrambi i casi la maggior parte delle persone sceglie di lasciare
le cose come stanno: al massimo i più onesti ammetteranno di essere pigri e conservatori
senza sapere che la propensione allo status quo è una vera e propria trappola mentale.
Per esempio le nuove disposizioni riguardo al Tfr prevedono che l'opzione predefinita
del silenzio-assenso siano i fondi pensione complementari. Secondo voi quale tipo
di scelta favorirà la recente riforma della previdenza integrativa?
I conti mentali
Scena uno: è domenica e stai andando allo stadio. All'ingresso ti accorgi di aver
perso il tuo biglietto per la tribuna, che ti era costato 50 euro.
Che fai, ricompri
il biglietto?
Scena due: sei sempre allo stadio, arrivi all'ingresso e ti accorgi
di aver perso i 50 euro che avevi per comprare il biglietto.
Che fai, compri lo
stesso il biglietto?
La maggior parte delle persone non ricomprerebbe il biglietto
nel primo caso, ma lo acquisterebbe nel secondo. In termini strettamente economici
il dilemma è lo stesso: 50 euro da una parte e dall'altra.
Secondo questo criteri quindi alcuni
euro valgono di più degli altri. Ognuno di noi tende ad organizzare i soldi in una
serie di categorie diverse ed a trattarli in funzione della loro provenienza, del
modo in cui sono conservati e del modo in cui sono spesi. Ognuno di noi ha una 'sua'
matematica finanziaria dove due più due non fa mai quattro!
L'avversione al rimpianto
Il signor Bianchi possiede delle azioni Eni, e durante tutto l'anno ha
accarezzato l'idea di venderle per comprare delle azioni Telecom. Non l'ha mai fatto,
e si accorge che se lo avesse fatto sarebbe più ricco di 10.000 euro. Il signor
Rossi invece aveva azioni Telecom, e le ha vendute per comprare delle azioni Eni.
Solo dopo si è reso conto che se le avesse tenute sarebbe più ricco di 10.000 euro.
Chi si sente peggio?
Gli esperimenti dimostrano che la maggior parte delle persone
si sentirebbe molto peggio nei panni del signor Rossi. Anche se Bianchi e Rossi
hanno tutti e due 10.000 euro in meno sul conto, Rossi rimpiange qualcosa che ha
fatto, mentre Bianchi qualcosa che non ha fatto, e che avrebbe potuto fare. E questo
fa molta differenza.
L'avversione al rimpianto si manifesta nell'attaccamento che molti investitori hanno nei confronti dei loro
investimenti in perdita. La speranza è che sia possibile recuperare quello
che hanno perso: fino a quando non si vendono le azioni non si deve "contabilizzare"
la perdita e quindi non si deve provare rimpianto continuando
a crogiolarsi nell'idea che la perdita è solo sulla carta.
L'avversione al rimpianto porta gli investitori a mantenere
lo status quo e a evitare di fare dei passi positivi per porre rimedio a una situazione
negativa. Questo tipo
di comportamento rafforza lo status quo quando invece bisognerebbe agire subito!
L'orgoglio del possesso
La gente ha una tendenza a dare un maggiore valore
alle cose che possiede sia se la cosa è stata
comprata, sia se ci è stata regalata. La ricerca ha dimostrato che il valore che
assegniamo a una cosa aumenta quando la possediamo.
L'implicazione di questa caratteristica
è che i venditori vogliono più denaro per un oggetto rispetto a quello
che pagherebbe il mercato.
In un esperimento, fatto da dai ricercatori all'Università
della California, metà dei partecipanti
avevano delle tazzine da caffè e gli fu chiesto di scrivere il prezzo più alto al
quale avrebbero venduto le loro tazze. L'altra metà dei partecipanti era stata designata
come acquirente e venne chiesto quale sarebbe stato il prezzo massimo
che sarebbero stati disposti a pagare per le tazzine.
Dato che acquirenti e venditori
erano stati scelti a caso ci si aspetterebbe che
almeno la metà dei partecipanti riuscisse a trovare un prezzo di scambio. Tuttavia l'esperimento dimostrò che solo una
piccola percentuale di transazioni fu possibile perché i venditori volevano un prezzo
che era più del doppio dell'ammontare che gli acquirenti avrebbero pagato: il prezzo
di vendita medio stabilito dai venditori era di 5,75 $ mentre il prezzo medio
di acquisto era solo di 2,25 $.
Morale: siate realistici sul prezzo di vendita o non riuscirete a trovare una controparte.
|
|
|